Obama “presidente donna”. Ma è davvero un male?

Si fa presto a dire uomo. Non è il testosterone a fare un uomo e pochi uomini hanno le cosiddette palle. Almeno in senso metaforico. È dunque un mito subculturale, ormai superato e antistorico, quello di definire donnicciole gli uomini che risultano privi degli attributi, dati per scontati. Questi, sono soltanto uomini. Anzi, persone incapaci, da contrapporre a persone capaci. È ormai ridicola la distinzione di genere sessuale per cui i forti sarebbero gli uomini e le deboli le donne, per cui il decisionismo sarebbe maschile e l’incertezza femminile. Chi oggi ragiona con questi schemi, è ancorato a una prospettiva pressoché medievale, che gli impedisce di guardare al mondo contemporaneo e di vedere quanti uomini navigano nel dubbio e nell’indecisione. Sessuale, sentimentale, vitale. E soprattutto non conosce le donne, non sa quanta strada abbiano fatto anche solo negli ultimi cinquant’anni; quanta più forza e potere abbiano conquistato rispetto a un passato oscuro nel quale solo poche – conosciute alla storia – hanno avuto il coraggio di emergere in famiglia, nella scienza, politica o arte che fosse. La donna oggi è fortissima: è libera di scegliere rapporti e frequentazioni; può decidere quando, con chi (e, anche, se da sola) e dove avere figli; può cambiare stili di vita secondo il proprio desiderio; può iniziare e portare a compimento qualsiasi carriera lavorativa; può modificare il suo corpo a piacimento, sia esteticamente sia biologicamente. Se vuole, può. Le giovani sono dotate di un’avidità di vita, piacere, denaro, affermazione tale da farle essere, a volte, feroci. La competenza, prettamente femminile, di conoscere e governare emozioni e fragilità, in uno all’assoluta libertà comportamentale e al rifiuto della femminea tradizione sacrificale, consente perfino, a molte, di essere abili e implacabili manipolatrici di uomini cosiddetti forti e potenti. Già Kipling diceva che la donna più sciocca può manovrare a suo piacere un uomo intelligente. Le donne oggi, quasi tutte, per di più, sono sicure di se stesse – anche se sciocche – e sanno quasi sempre ciò che vogliono. Che poi, nel particolare, si dimostrino incapaci, fortunate, superficiali o fragili, è un’altra questione. Che riguarda anche gli uomini, del resto. Ma tra queste ipotesi, naturali e ovvie nel più ampio scenario, e il dire che la politica di Obama è perdente nonché il motivare che così sarebbe perché lui agisce con parametri comportamentali femminili, c’è un mare di vacuità e di ignoranza dei fatti, anche statisticamente provati, che riguardano le donne di questo secolo. In Italia, per esempio, il 70% delle separazioni è richiesto dalle mogli. Cosa vuole dire? Che le donne sanno decidere, assumersi responsabilità, agire concretamente, cambiare e rivoluzionare la loro vita quando è necessario. In Inghilterra ci sono, tra i ricchissimi, più donne che uomini. Che significa? Che le donne sanno costruire bene e pensare solidamente al futuro anche dei figli. In tutto il mondo le ladre e le truffatrici sono in numero nettamente inferiore ai «colleghi» maschi, dunque si può anche dire che le donne, forse, sono più oneste. Allora perché criticare apertamente Obama come presidente troppo «donna» (e dunque perdente?) e poi non apprezzare abbastanza la Merkel, e anzi attribuirle un decisionismo «mascolino», quando fa bene? (Così mortificando il suo essere donna). Perché c’è ancora discriminazione sessuale, bovino attaccamento agli stereotipi e ottuso scollamento dalla realtà. Aveva più senso la canzone di Gaber (la doccia è di sinistra, la vasca da bagno di destra) che non la pedante, patetica e sbagliata distinzione tra l’agire da uomo (con forza) e l’agire da donna (con debolezza). È una ruminazione che odora di tinello, che addirittura porta il lezzo di verza stracotta se a farla è una donna, per di più giornalista e adorna del premio Pulitzer. Ma dove vive? Chi frequenta? e dove ha mai incontrato uno solo di questi uomini che le danno l’idea tetragona della forza maschile? Bisogna ricordare, con cautela, alla brava giornalista che, ormai, l’unica differenza fra un uomo e una donna è rimasta solo quella lì, che tutti conosciamo.